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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 342
Brano: [...]gravemente ferito, prima dai tedeschi e poi dal
lo scoppio di una mina. Dopo essere rimasto alcuni giorni fra la vita e la morte, fu infine soccorso e ricoverato nell’ospedale civile di Chie
ti, dove gli vennero amputati la gamba sinistra e il piede destro. Posto in congedo assoluto nel marzo 1948, decorato di Medaglia d’oro, si trasferì a Cava dei Tirreni (Salerno). Nelle elezioni amministrative del 1959 fu eletto consigliere comunale.
San Marco, Divisione
Unità dell’esercito della Repubblica Sociale italiana (v. Forze armate repubblichine), la 3a Divisione Fanteria di Marina “San Marco” ebbe origine da nuclei di marinai provenienti dall’Egeo, da circa 400 camicie nere fuggite dalla Grecia e da numerosi ufficiali. Mentre le camicie nere furono trasferite alla Divisione “Littorio”, i ranghi della “San Marco” furono completati con 7.400 uomini di leva e circa 1.800 volontari della Decima M.A.S. (v.)t per un totale di 14.000 marò che, al comando del generale Aldo Princivalle, vennero addestrati dai tedeschi a Grafenwòhr in vista di un impiego contro gli Alleati.
La preparazione morale degli uomini fu incentrata tutta su questo argomento e venne favorita dalla mancanza di contatti con la realtà italiana, ottenendo buoni risultati anche se il primo o.d.g. del 16.3.1944 annunciava la fucilazione di un marò « in mala fede ».
Nel giugno 1944 lo sbarco angloamericano in Normandia e le notizie di c[...] [...]oni risultati anche se il primo o.d.g. del 16.3.1944 annunciava la fucilazione di un marò « in mala fede ».
Nel giugno 1944 lo sbarco angloamericano in Normandia e le notizie di concentramenti navali nel Mediterraneo accentrarono l’attenzione delle forze di occupazione tedesche in Italia sul litorale tra La Spezia e Marsiglia (possibile via di accesso alla valle Padana e a quella del Rodano), inducendo l’Alto Comando germanico a dislocare la “San Marco” in Liguria.
In Italia
Assegnata al IV Corpo d'armata “Lombardia”, comandato dal generale tedesco Jahn, la “San Marco”, composta dal 5° e 6° Reggimento di fanteria, dal 3° Reggimento d’artiglieria, da un battaglione pionieri e da un nucleo esplorante iniziò il trasferimento in Italia alla fine di luglio. Il tratto italiano del percorso fu compiuto sotto continui attacchi aerei che misero a dura prova
il morale dei marò, già scossi dalla fredda accoglienza della popolazione: spesso i marò reagirono bastonando i civili, ma ben presto le illusioni crollarono.
Il processo di dissoluzione dell’unità venne favorito dalla dissemina
zione dei reparti schierati con funzioni antisbarco nella Riviera di Ponent[...] [...]utocarri sempre in movimento e questo facilitava le imboscate partigiane, la prima delle quali avvenne già il 4 agosto, inizio di uno stillicidio di azioni che non conobbe interruzioni.
Il duro impatto con la lotta partigiana fu aggravato dagli attriti con i tedeschi, specie con il Deutsche Verbindung Kommando 182, l’unità di collegamento germanica, ma anche con le altre forze armate della R.S.I. che, constatando la scarsa combattività della “San Marco”, ne attribuirono la colpa al generale Princivalle, sostituendolo, dopo meno di un mese dal rientro in Italia, col generale Amilcare Farina. Quest’ultimo, già combattente fascista in Spagna, comandante delle truppe da sbarco nelle Cicladi e in Corsica nella Seconda guerra mondiale, dopo I’8.9.1943 era diventato comandante del Centro addestramento reparti speciali “Cacciatori degli Appennini”. Appena insediato nel nuovo comando, Farina instaurò ottimi rapporti con i tedeschi, organizzò un nucleo “Controbanda” per la lotta antipartigiana, cercò di rimettere ordine neH’unità, a cominciare dagli [...] [...]re dagli ufficiali « che hanno un contegno deplorevole » e, soprattutto, ridusse lo schieramento da 90 a 65 km circa.
Lotta antipartigiana
Per tamponare le diserzioni, il 13.10.
1944 Farina ordinò di fucilare tutti i prigionieri, sia quelli ritenuti sicuramente partigiani sia i disertori presi con le armi in mano, ma l'emorragia delle diserzioni continuò: se alla metà di settembre aveva disertato il 10% dei marò, lo stesso diario della “San Marco” ammise, l'1.1.1945, la scomparsa del 25% del personale di fronte ad appena 189 morti e 389 feriti, premiati peraltro con ben 158 medaglie al valore.
Nel febbraio del 1945 un reparto della “San Marco” si rifiutò di combattere contro i partigiani, chiedendo di essere impiegato contro gli angloamericani; alla fine di marzo, i partigiani intensificarono le loro azioni, mentre i tedeschi erano
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 343
Brano: San Marino, Repubblica di
Soldati della “San Marco” rientrati in Italia dopo un periodo di addestramento in Germania
sempre più dubbiosi sulla tenuta della Divisione.
D’altra parte, numerosi ufficiali della “San Marco” cominciarono a pensare al “dopo” e lo stesso Farina, in definitiva, tenne un atteggiamento ambiguo, evitando massicce rappresaglie, liberando qualche ostaggio e curando l’imparziale sepoltura dei caduti. La sentenza che, nel dopoguerra, Io condannerà a 10 anni di reclusione, peraltro amnistiati, affermerà che « cercò [...] di destreggiarsi con gli uni e con gli altri ».
Agli inizi di aprile del 1945 Farina propose al governo della R.S.I. di resistere a oltranza intorno a quel
lo che restava della “San Marco”, attendendo l'arrivo degli Alleati, ma
il suo progetto venne respinto. Il
[...] [...]initiva, tenne un atteggiamento ambiguo, evitando massicce rappresaglie, liberando qualche ostaggio e curando l’imparziale sepoltura dei caduti. La sentenza che, nel dopoguerra, Io condannerà a 10 anni di reclusione, peraltro amnistiati, affermerà che « cercò [...] di destreggiarsi con gli uni e con gli altri ».
Agli inizi di aprile del 1945 Farina propose al governo della R.S.I. di resistere a oltranza intorno a quel
lo che restava della “San Marco”, attendendo l'arrivo degli Alleati, ma
il suo progetto venne respinto. Il
24 aprile gli arrivò l'ordine di concentrare le forze sulla linea TicinoPo e il 27 il generale si trovava ad Acqui, mentre il grosso della Divisione era in movimento verso Alessandria e Valenza Po. Qui il 30 aprile, dopo trattative tra Farina e il C.L.N. locale, la “San Marco” si sciolse.
La “San Marco" in Garfagnana
Nel corso della guerra, soltanto due battaglioni della “San Marco” avevano combattuto contro gli angloamericani: il 3° Battaglione del 5° Reggimento e il 2° Battaglione “Uccelli” del 6° Reggimento che, aggregati al LI Corpo d'armata, il 16.
10.1944 avevano iniziato lo spostamento in Garfagnana (v.). Il 28 ottobre questi reparti erano stati attaccati dai brasiliani, appoggiati da artiglieria e aviazione, ma erano
riusciti a mantenere le posizioni. Nel novembre, un battaglione di complementi, da poco giunto in zona d'operazioni, si era rapidamente dissolto per le diserzioni di massa.
I reparti della “San Marco”, dislocati a difesa dell’accesso alla c[...] [...]one “Uccelli” del 6° Reggimento che, aggregati al LI Corpo d'armata, il 16.
10.1944 avevano iniziato lo spostamento in Garfagnana (v.). Il 28 ottobre questi reparti erano stati attaccati dai brasiliani, appoggiati da artiglieria e aviazione, ma erano
riusciti a mantenere le posizioni. Nel novembre, un battaglione di complementi, da poco giunto in zona d'operazioni, si era rapidamente dissolto per le diserzioni di massa.
I reparti della “San Marco”, dislocati a difesa dell’accesso alla conca di Castelnuovo, erano stati attaccati dagli americani della 92a Divisione di fanteria “Buffalo” che aveva sostituito le forze brasiliane: contenuto l'attacco, era poi iniziato
10 stillicidio della guerra di pattuglie.
Alla fine di dicembre, le forze italotedesche avevano preso l'iniziativa:
11 Battaglione “Uccelli” aveva attaccato a Molazzana, Brucciano e Calomini con notevole successo, grazie anche all'appoggio dell'artiglieria. Il 26 dicembre si era attestato sulle alture sopra Gallicano, protetto sul fianco dal III Gruppo esplorante. Il[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 155
Brano: [...]no, anche dai tetti delle case). Alla fine i tedeschi furono respinti, tanto dai militari quanto dai cittadini, e dovettero ritirarsi abbandonando sul terreno uomini e mezzi. Perse la vita negli scontri di quella giornata Adriano Cinelli, un ragazzo di 16 anni che può essere considerato il primo caduto della resistenza ascolana. Quella stessa sera (12.9) gli antifascisti e gli improvvisati capi dei franchi tiratori decisero di portarsi sul colle San Marco; si pensava ad un tempo di guardare la città dall’alto, sfuggire alla rappresaglia e attendere l’arrivo delle truppe alleate, ritenuto imminente. Il sottotenente Soartaco Perini, figlio di un comunista, assunse la direzione del primo, ancora informe drappello partigiano, che andò poi via via ingrossandosi di altre reclute, senza per altro giungere a una adeguata articolazione e preparazione.
La tregua, prima del nuovo attacco, durò 20 giorni. Intanto i tedeschi erano tornati in forze nella città,
il colonnello Santaché era stato allontanato dal comando e i suoi uomini si erano dispersi,[...] [...]rappello partigiano, che andò poi via via ingrossandosi di altre reclute, senza per altro giungere a una adeguata articolazione e preparazione.
La tregua, prima del nuovo attacco, durò 20 giorni. Intanto i tedeschi erano tornati in forze nella città,
il colonnello Santaché era stato allontanato dal comando e i suoi uomini si erano dispersi, il vescovo aveva consigliato la consegna delle armi. Il 2 ottobre ebbe inizio la manovra tedesca sul San Marco, per aggiramento. La lotta fu breve, eroica, confusa; e si risolse ben presto nella sconfitta. Molti furono i caduti di parte italiana, e solo pochi riuscirono a sganciarsi: da allora la resistenza popolare avviata in città
— e di cui Io scontro del San Marco era stato Io sfortunato epilogo — fu proseguita quasi senza soluzione di continuità sulle montagne.
Il 2 ottobre un gruppo di antifascisti, azionisti e comunisti di San Benedetto del Tronto, che verso la metà di settembre avevano ricevuto armi dal tenente Ivo Paolini, decise di ritirarsi neH’interno, affluendo sul Monte dell’Ascensione, poco a nord di Ascoli Piceno. Quasi contemporaneamente sui contrafforti dell’Appennino, fra il Tenna e l’Aso a nord del Monte Vettore, si costituì la banda « Batà »; mentre a sud, nella zona dell’alto Tronto, ai confini con gli Abruzzi, si organizzò la band[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 9
Brano: [...]dovuto andarsene per la statale AcquiAlessandria. Il 27 aprile, quando già la lunga colonna nemica si era mossa, il maggiore Johnson fece improvvisamente intervenire l’aviazione. A mezzogiorno gli aerei si diedero a bombardare i reparti in marcia, arrestandosi solo allorché i nazifascisti decisero di capitolare. Oltre 1.000 tedeschi e 2.000 fascisti furono catturati: così finirono l'« armata » tedesca dell’ovest Liguria e la divisione fascista « San Marco ». Alla liberazione di Acqui partecipò, al comando di Luciano Scovazzo, anche una brigata della Divisione « Gatto » formata in gran parte di patrioti acquesì.
A proposito del bombardamento di Acqui nei giorni stessi della Liberazione, il comandante partigiano Pietro Minetti scrisse nel suo diario: « Il maggiore Johnson diceva bene, ma io non solo ero italiano, ma acquese e pensavo che, per il momento almeno, occorresse fare di tutto per evitare il bombardamento della città, bisognava trovare un’altra soluzione per costringere i nazifascisti alla resa. Il Comando della ” Viganò ", in accord[...] [...]risse nel suo diario: « Il maggiore Johnson diceva bene, ma io non solo ero italiano, ma acquese e pensavo che, per il momento almeno, occorresse fare di tutto per evitare il bombardamento della città, bisognava trovare un’altra soluzione per costringere i nazifascisti alla resa. Il Comando della ” Viganò ", in accordo e con l'intervento del vescovo di Acqui, allacciò trattative con il Comando tedesco e con quello repubblichino della Divisione ” San Marco Ci portammo all'albergo " Maio ” di Ponzone e qui iniziammo le conversazioni con due ufficiali che erano stati mandati dal nemico come ostaggi, a garanzia di quelli mandati da noi e che stavano trattando nella sede della " San Marco ” ».
Adami Rossi, Enrico
Generale di Corpo d’armata; n. a Cagliari nel 1880, m. a Roma nel 1963. Già comandante della 129a Brigata di fanteria « Peloritana II » (193536), della Divisione «Peloritana» (193638), della difesa territoriale di Firenze (193841), e di quella di Bari (194143), il 5.7.1943 venne nominato comandante della difesa territoriale di Torino. Durante i 45 giorni del governo Badoglio (v.) fece sparare in più occasioni sugli operai torinesi; l’8 settembre si rifiutò di consegnare le armi al Comitato del Fronte Nazionale e, nel pomeriggio del 10 settembre, inviato un suo u[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 393
Brano: [...]to del nostro Consiglio nazionale, dietro le risultanze di questo Congresso la Federazione giovanile socialista scioglie il suo impegno col Partito e delibera di seguire le decisioni che prenderà la frazione comunista ».
Fra gli applausi dei comunisti, salì quindi alla tribuna Bordiga per leggere una dichiarazione la quale concludeva invitando tutti i delegati che avevano votato la mozione di Imola a uscire dalla sala e a ritrovarsi al Teatro San Marco per fondare il Partito comunista.
Bordiga disse testualmente: « La frazione comunista dichiara che, pur essendo indiscutibile che la propria mozione è in minoranza, la votazione, per il modo in cui è proceduta e per ilmancato funzionamento della Commissione per la verifica dei poteri, non dà nessuna garanzia di regolarità.
La frazione comunista dichiara che la maggioranza del Congresso col suo voto si è posta fuori della Terza Internazionale comunista.
I delegati che hanno votato la mozione della frazione comunista abbandonino la sala e sono convocati alle 11 al Teatro San Marco per [...] [...] propria mozione è in minoranza, la votazione, per il modo in cui è proceduta e per ilmancato funzionamento della Commissione per la verifica dei poteri, non dà nessuna garanzia di regolarità.
La frazione comunista dichiara che la maggioranza del Congresso col suo voto si è posta fuori della Terza Internazionale comunista.
I delegati che hanno votato la mozione della frazione comunista abbandonino la sala e sono convocati alle 11 al Teatro San Marco per deliberare la costituzione del Partito comunista, Sezione italiana della Terza Internazionale ».
I comunisti uscirono dal Teatro Goldoni cantando l’Internazionale.
Era la prima scissione « da sinistra » verificatasi in seno al P.S.I.. Nel caso degli anarchici (v.) infatti non si era trattato di scissione, ma di espulsione (congresso di Genova del 1892).
Usciti i comunisti dalla sala del congresso, i delegati rimasti portarono a termine i lavori, elessero i nuovi organismi dirigenti del P.S.I. e infine si sciolsero inneggiando a loro volta al socialismo, all’Internazionale e alla [...] [...] degli anarchici (v.) infatti non si era trattato di scissione, ma di espulsione (congresso di Genova del 1892).
Usciti i comunisti dalla sala del congresso, i delegati rimasti portarono a termine i lavori, elessero i nuovi organismi dirigenti del P.S.I. e infine si sciolsero inneggiando a loro volta al socialismo, all’Internazionale e alla Rivoluzione russa. L'indomani mattina i delegati della frazione comunista si riunirono come previsto al San Marco e portarono a termine i lavori per la costituzione del nuovo Partito comunista d’Italia (Sezione della Terza Internazionale comunista) : fu approvato lo statuto del partito e vennero eletti gli organi dirigenti. Il Comitato centrale risultò composto da Belloni, Bombacci, Bordiga, Fortichiari, Gennari, Gramsci, Gr/'eco, Marabini, Misiano, Parodi, Polano, Re possi, Sessa, Tarsia, Terracini; il Comitato esecutivo da Bordiga, Fortichiari, Grieco, Repossi, Terracini. Segretario generale fu nominato Bordiga.
Fu anche deciso che P.C.d’I. avrebbe avuto la propria sede centrale a Milano e, come org[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 586
Brano: [...]igi Grenno, Emilio Guerra, Onorato Leone, Rino Mandoli, Umberto Mantellato, Salvatore Marozzelli, Giovanni Martinengo, Antonio Massa, Gian Carlo Odino (decorato di medaglia d’oro), Ubaldo Ottonello, Isidoro Maria Pestarino (decorato di medaglia d’oro), Francesco Podestà, Luigi Ratto, Luigi Rocca, Domenico Santo, Angelo Sasso, Cesare Scoiesite, Rinaldo Sozo, Renzo Tassara, Pietro Turni, Bartolomeo Uberti, Walter Ulanowski, Angelo Vadino.
Colle San Marco
Colle a ridosso della città di Ascoli Piceno (v.), da cui prese il nome una formazione partigiana ivi costituitasi subito dopo I’8.9.1943. Composta in gran parte di soldati sbandati ai quali si erano uniti numerosi giovani del luogo, e comandata da ufficiali effettivi, la banda di Colle San Marco costituì uno dei primi esempi di formazione armata della Resistenza, la cui brève vita dimostrò tuttavia — come venne poi confermato anche da altri episodi — che gli schemi della guerra regolare non potevano conciliarsi con le condizioni della lotta partigiana contro i tedeschi.
AI comando del capitano Tullio Pigoni (tra gli organizzatori, il sottotenente Spartaco Perini, figlio di un noto antifascista locale), confidando sull’abbondante armamento e sulla posizione fortificata, topograficamente adatta a una difesa a oltranza, la formazione volle affrontare
II nemico in campo aperto e co[...] [...]co Perini, figlio di un noto antifascista locale), confidando sull’abbondante armamento e sulla posizione fortificata, topograficamente adatta a una difesa a oltranza, la formazione volle affrontare
II nemico in campo aperto e con battaglia frontale. Il 3.10.1943, favoriti da una fitta nebbia, i tedeschi, dopo aver chiuso l’unico sentiero libero per un possibile ripiegamento, scatenarono un violentissimo attacco, al quale i partigiani della « San Marco » risposero battendosi coraggiosamente. Gli attaccanti subirono notevoli perdite, ma data la loro superiorità di armamento, e soprattutto grazie alla disponibilità di mortai e di artiglierie, finirono per avere la meglio. La banda, nonostante la strenua difesa, fu sopraffatta: 25 furono i caduti, 4 i feriti, 60 i prigionieri.
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 387
Brano: [...]ghi episodi, un contadino perse la vita a Orciano Pisano il 18 luglio, e altri quattro furono uccisi a Monterongriffoli di Siena (20 luglio), nell’ambito della grande agitazione per il patto colonico che durante il mese di luglio interessò le regioni della Toscana, deM’Umbria e deH’Emilia (v. Eccidi in Italia).
F.Bo.
Panichi, Alessandro
Medaglia d’oro al valor militare alla memoria. N. nel 1923 ad Ascoli Piceno, m. il 24.10.1943 a Colle San Marco (Ascoli Piceno); studente. Dopo l’8.9.1943 prese parte alla Guerra di liberazione, nelle fila della Resistenza ascolana. Raggiunta una delle « Bande Patrioti Ascolani Colle San Marco », partecipò a numerose azioni.
Nel corso di un attacco nemico in località « Rocce Rosse », per dare modo ai compagni di mettersi in salvo tenne fino all’ultimo una posizione. Colpito a morte, cadde sulla sua mitragliatrice.
Panichi, Mario Roberto
N. a Porto San Giorgio (Ascoli Piceno) il 28.2.1906; insegnante di educazione fisica.
Attivo antifascista, negli anni del regime dovette riparare a Milano
perché continuamente minacciato. Nel 1934 entrò nell’organizzazione comunista clandestina e nel 1936, per aver trattato da ladro e picchiato il federale fascista Michelangeli, fu de[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol IV (N-Q), p. 145
Brano: [...]ffuso durante la Guerra di liberazione dai Gruppi femminili di Savona e Vado Ligure.
Nel numero di agosto 1944 scriveva: « Non ci proponiamo soltanto compiti di assistenza ai combattenti, ma bensì la partecipazione diretta alla loro vita, nelle loro file, nelle formazioni partigiane ».
Nello stesso numero annunciava che il 16 agosto era stata arrestata ad Albissola Mare la compagna Ines Negri (v.) mentre proponeva ad alcuni soldati della « San Marco » di unirsi ai partigiani. Dopo essere stata torturata la Negri verrà fucilata. Alcuni giorni dopo, ugual sorte toccherà alla vadese Clelia Corradini, responsabile dei Gruppi di difesa della donna di Vado: caduta nelle mani della « San Marco », sarà fucilata il 24.8.1944.
Un altro numero del bollettino « Noi donne » annunciava che Emma Giribone, dei Gruppi di difesa della donna, era stata strangolata dalle Brigate nere sulla soglia della propria abitazione. Èra poi la volta di altre donne attive nella Resistenza: Paola Garelli, Franca Lanzoni e Luigia Comotti, fucilate per rappresaglia in seguito all’attentato contro il maggiore Massabò (v. Massabò, Rappresaglia di).
« Noi giovani »
Foglio clandestino, stampato durante la Guerra di liberazione ad Acquanegra sul Chiese (Mantova) sotto la direzione di Gianni Bosio, e diffu[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol III (H-M), p. 730
Brano: [...]ipetuti gli errori commessi da Vito Doria nella difesa di Orbicella: le forze non furono accentrate, ma dislocate in zone diverse, così da evitare il rischio di restringere l’azione in spazi limitati; il nemico non fu atteso a pie’ fermo, ma vennero adottati criteri elastici di difesa, operando con azioni di disturbo, imboscate e atti di sabotaggio lungo la linea ferroviaria della Riviera e le rotabili dell’entroterra.
Contro il freddo e la « San Marco »
Si era ormai all’inizio dell'inverno 194445. Per ordine del Comando delle Garibaldi, i 150200 uomini della « Mingo » rimasero nella zona, preparandosi ad affrontare sulle montagne sia i rigori della stagione che la repressione nemica.
Quale fosse la vita partigiana in quel periodo verrà descritto con efficacia da don Bartolomeo Ferrari (don Berto), cappellano della Divisione, in una significativa pagina delle sue memorie:
« I partigiani divisi in piccole squadre si portarono in punti lontanissimi l’uno dal
l’altro. Di qui partivano per le loro azioni e rientravano segretamente [[...] [...]uelle condizioni, il noto proclama di Alexander (v.), trasmesso per radio il 13 novembre, non dava adito a speranze per il futuro.
Dall’inizio del dicembre 1944 alla fine del gennaio 1945 la « Mingo » dovette subire la serie quasi ininterrotta di rastrellamenti che i nazifascisti condussero, nel quadro delle operazioni invernali di controguerriglia, fra le valli Bormida e Scrivia. Queste operazioni videro impiegati i reparti della Divisione « San Marco » dislocati nella zona, con l'appoggio di truppe tedesche e mongole.
I nazifascisti perlustrarono la zona villaggio per villaggio, procedendo a perquisizioni minuziose casa per casa, bloccando le valli e i passi appenninici, costringendo i partigiani a tenersi in continuo movimento per evitare scontri frontali. Tuttavia, come era avvenuto nei rastrellamenti di novembre, i risultati raggiunti dai nazifascisti non corrisposero all'intensità delle operazioni: i partigiani subirono alcune perdite e, a causa dei saccheggi e delle razzie nemiche, trovarono sempre maggiori difficoltà a rifornirsi[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 383
Brano: [...]antani, tutti di Foiano. L.Mo.
Folgore, Gruppo di combattimento
Gruppo di combattimento (v.) costituito il 24.9.1944 dal nucleo principale della Divisione di paracadutisti « Nembo » e impiegato nella Guerra di liberazione. Agli elementi divisionali vennero affiancati reparti di marina ed effettivi provenienti da altre unità deH’esercito, sicché il Gruppo risultò composto dal Reggimento di paracadutisti « Nembo », dal Reggimento di marina « San Marco », dal Reggimento di artiglieria « Folgore » e da un battaglione del genio, più i servizi. I grossi mutamenti introdotti nel Gruppo furono dovuti, in buona parte, ai precedenti della Divisione « Nembo » in Sardegna e all’influenza negativa che su di essa aveva avuto la propaganda dei fascisti e dei tedeschi. Nel settembre 1944 i reparti del Gruppo furono acquartierati nel Casertano, a San Potito Sannitico Auduni Calvisi Gioia Sannitica zona a sud di Piedimonte d’Alife; ai primi di ottobre avvenne uno spostamento in alloggiamenti più confortevoli. Al comando fu riconfermato il generale di br[...] [...]reno, pur non avendo un’altimetria eccessiva, poneva notevoli difficoltà di movimento a causa della sua natura argillosa. Per di più i tedeschi dominavano, dall’abitato di Tossignano (Bologna), le posizioni del « Folgore ».
Operazioni di pattuglia
A marzo iniziarono le azioni di pattugliamento e si ebbero numerósi scontri, anche se di lieve entità. Tra
11 6 e il 7 una pattuglia tedesca portò l’attacco a Quota 162 contro gli uomini del « San Marco » che, dopo aver respinto il nemico, lo contrattaccarono occupando il Palazzo, Casa Montore di Sopra e la Siepe. Le perdite italiane furono di
7 feriti e 9 dispersi.
Nelle ultime settimane di marzo si ebbero nuovi scontri a Casa Moline di Sotto, Campiuno, Quota 211 e Battagliola. Tra il 29 e il 30, i paracadutisti del « Nembo » riuscirono a realizzare un abile colpo di mano sulle posizioni di Casa Colonna. Il nemico rispose accerchiando Quota 343, ma fu respinto con perdite. Nel corso delle azioni di pattuglia i te
deschi, che inizialmente si erano spinti sino al margine e sul tergo [...]
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| Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine San Marco, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
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